Interview: The Story of Death SS Part 2‏

CLAUDIO GALEAZZI / DEATH SS / PAUL CHAIN VIOLET THEATRE

Ciao Claudio, benvenuto nella nostra terra di ombre. Come va?
Bene, grazie.
Come è quando ti sei avvicinato per la prima volta a questa forma di musica “spaccatimpani” ?  Con quali gruppi sei cresciuto e quali sono rimasti nel tuo cuore?
Mi son avvicinato a questa musica quando avevo15/16 anni. I gruppi che mi piacevano allora, erano diversi dal nostro sound. Preferivo EL&P, YES, GENESIS, KING KRIMSON, LED ZEPPELIN, RUSH, e più o meno tutto il rock progressivo dell’epoca. Sicuramente per la mia formazione musicale hanno contribuito molto questi ultimi due gruppi che ho citato, Ma gli EL&P non li scorderò più….
Cosa ti ha ispirato a impugnare per la prima volta uno strumento? Ti sei avvicinato prima al basso rispetto alla chitarra ritmica?  Come hai affinato la tua tecnica durante quei primi anni?
Sicuramente la voglia di esibirmi. Bisogna dire che la prima chitarra l’ho avuta in regalo a sette anni e guardando le star alla televisione non potevo non sognare – a quell’età – di diventare uno di loro….
Per cui mi sono avvicinato prima allo strumento a sei corde e poi al basso elettrico.
Sono completamente autodidatta ed ho cercato di seguire il più possibile consigli di chi era più bravo di me e, piano piano, imparare (come faccio ancora oggi). La musica, essendo una forma d’arte vastissima, richiede un costante impegno ed anche una buona dose di umiltà per andare avanti e quindi per me c’è sempre da apprendere qualcosa in materia.
Quando ti sei unito ai DEATH SS, bisognava mostrare un genuino interesse/conoscenza dell’occulto per essere accettati nei loro ranghi? O forse l’abilità musicale era sufficiente?
Niente di tutto questo. Semplicemente un passa parola tra amici, ed il contatto con Paul Chain. Per quanto strano possa sembrare (almeno per quanto mi riguardi), eravamo una band e nello stesso tempo un gruppo di amici, col quale si usciva ala sera, anche se l’argomento principale era quello musicale.

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In quale momento il gruppo ha deciso di adottare i personaggi dei film horror per rappresentare le loro personalità?  In che modo e perché ti sei identificato con lo zombi? …O è un ruolo che hai ereditato?
L’idea di rappresentare i personaggi horror è nata da Chain e Silvester già da prima che arrivassi io, come del resto anche il personaggio affidatomi. Non aveva importanza (questo per me) che io facessi questo o quel personaggio. Mi interessava che alla fine il risultato fosse soddisfacente e d’impatto. Anche se poi lo “zombie” rappresentava il poveraccio di una vita fatta di sacrifici, di delusioni e di quant’altro, tornato nel mondo dei vivi per vendicarsi di tutto quello che aveva subito nella vita precedente. Tutto sommato anch’io potrei essere una vittima di questo mondo (come penso tanta gente) e venire ben rappresentata, appunto, da  quel personaggio.

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Per interpretare il tuo personaggio utilizzavi una maschera oppure il make-up?
No, nessuna maschera. Ci truccavamo ogni volta per delle ore prima dei concerti, anche se poi questa “mania” si è un po’ affievolita… Inoltre restare ore con il trucco nella faccia non era poi così piacevole e (parlo del sottoscritto) l’attesa toglieva un po’ di energia al concerto. Era stressante aspettare conciato in quel modo…
All’epoca che impressione avevi di Paul Chain e di Steve Sylvester, sia come persone che come artisti
Una cosa che mi ha destato curiosità, sicuramente era il modo determinato che avevano di fare. Erano molto sicuri e con le idee chiare. Come dimostra il fatto che musicalmente gli altri membri del gruppo (me compreso) hanno fatto solo piccoli arrangiamenti, in quanto era già stato tutto fatto, o quasi.
Come descriveresti l’atmosfera di quelle prime prove?  Dove e quando avevano luogo?  Come era il loro svolgimento tipico?
Per me era un esperienza nuova e quindi tutta da gustare. Le atmosfere erano un po’ strane, perché si toccavano sempre argomenti esoterici, anche se a me non hanno mai interessato. Però ognuno aveva la sua vita e quindi…. rispetto per tutti.
Quali canzoni hai contribuito a creare?  Come le hai modellate?
Come ho già detto le canzoni erano quasi tutte già fatte, e da quel verso li, non mi sono trovato tanto bene perché comunque i gusti musicali (compositivamente parlando) erano un po’ differenti e quindi, per lo più, il nostro contributo (parlo anche della batteria oltre al basso) si limitava all’arrangiamento del proprio strumento.
Su Hanged Ballad, la linea di chitarra classica l’ho fatta io ma, ripeto, era molto raro l’apporto compositivo da parte di altri membri.
Quanta preparazione richiedeva l’allestimento del vostro spettacolo dal vivo?  Vedere le reazioni del pubblico vi ripagava di tutto il vostro scrupoloso impegno?
Parecchio tempo. Prima montare la scenografia, poi la prova dei suoni sul palco e quindi il trucco…. Beh, le reazioni ripagavano, certo. Altrimenti non avremmo continuato. Tutto sommato portavamo uno spettacolo sul palco proprio per essere un po’ diversi dagli altri gruppi….La reazione della gente che ci vedeva per la prima volta era sempre la stessa; volti stupiti che guardavano dappertutto e all’inizio ammutoliti…..

PAUL CHAIN 1984 (19)

Ricordi di avere suonato un concerto a Perugia?  Come si svolse?
Il concerto di Perugia è stato uno dei pochi con Steve Sylvester. Il primo con una distanza        chilometrica maggiore dei precedenti… quindi eravamo molto caricati, pronti per esibirci fuori dalla nostra zona. Dettagli particolari non ne ricordo. Eravamo ospiti dei gestori, abbiamo conosciuto simpatici personaggi. Il concerto si è svolto come ogni altro, e mi sembra senza inconvenienti. Sicuramente un po’ di tensione in più, visto che eravamo fuori della nostra regione ma, come dicevo, essendo passato molto tempo non ricordo dettagli significativi. Mi dispiace solo di non aver recuperato un video che ci avevano fatto all’epoca… Lo aveva registrato il cuoco del locale, se non ricordo male. Poi in seguito qualcuno lo ha cercato ma senza successo. Non è stato più trovato.
Quale è stato il concerto che è rimasto più impresso nella tua memoria?  Perché?
Difficile dirlo, ogni concerto era un’avventura e quindi stimolante. Ricordo volentieri quello a Bari, dove abbiamo suonato in spiaggia con temperature altissime, e sicuramente in un periodo dove eravamo musicalmente in forma migliore, e cominciavamo ad alleggerire la scena, quindi molta musica rock, e tanto divertimento. Poi naturalmente il concerto di Certaldo, vicino a Firenze, dove si è svolto uno dei primi festival metal di gruppi italiani. Una bella riunione e scambi di idee insomma…. E’ stata la prima volta per me, partecipare ad un festival metal con tanti gruppi. Ma non vorrei togliere nulla ad altre occasioni, nelle quali, comunque, organizzatori e giornalisti si sono dati da fare per farci suonare in giro per l’Italia e che ringrazio ancora oggi…
Puoi fare maggiore luce sull’implosione del gruppo prima della fine del 1982?  Dal tuo punto di vista cosa avvenne?
Punti di vista diversi, penso. Caratteri differenti. Poi per il resto, non me la sento di dare giudizi. Sono persone con le quali ho condiviso un periodo musicale e vorrei che fossero loro a parlare di quello che è successo….
Perché la band continuò ad usare il nome dopo l’abbandono di Steve?  Era un fattore di continuità indispensabile per l’imminente compilation (“Heavy metal Eruption” ndr) e per l’Ep “Evil Metal” ?
Si, certo. Dopotutto Steve se n’è andato dopo non molto tempo e noi cominciavamo ad essere conosciuti in giro. Era necessario, secondo me, continuare con quel nome in quel periodo. Anche se non è durato molto. Di li a un anno, o poco più, da “Death ss” Siamo passati a “Paul Chain Violet Teathre”.
Quale accoglienza ricevette il vostro materiale all’epoca, considerato che non c’era nessuna altra band come i DEATH SS?  Avevate la sensazione di stare creando una musica realmente speciale?
Che nessun gruppo facesse come noi, ce ne rendevamo conto benissimo. Personalmente però non pensavo che il gruppo avesse poi avuto un seguito tanto lungo, tanto da far discutere ancora oggi. Musicalmente parlando in Italia credo eravamo i soli a farlo. Naturalmente parlare di musica mai sentita mi sembra esagerato. Comunque sempre di musica rock si trattava. Diciamo che la differenza, che ci rendeva diversi, era tutto l’insieme di cose che abbiamo fatto.
Come, dove e quando il gruppo ha incontrato Sanctis Ghoram?  E’ successo tramite Gilas?
Si, Gilas l’abbiamo conosciuto ad una rassegna musicale e abbiamo cominciato a frequentarci. Sanctis era un suo amico che, poco tempo dopo, ci ha presentato. E da lì, dopo qualche scambio di idee, è nata la collaborazione.
Quali caratteristiche ritieni che abbia portato Sanctis Ghoram e come si sono evoluti i DEATH SS con il suo contributo?  Aveva una voce davvero spettrale…
Beh, la voce senza dubbio, ma anche il modo di pensare. Ci trovavamo bene con lui e si parlava di qualsiasi cosa. Poi musicalmente veniva dalla musica sessantottina e parlavamo spesso di gruppi dell’epoca di un certo genere, come per esempio Nice, Cream, Mountain…
I Death SS, in quel periodo infatti hanno prodotto materiale sonoro dove l’improvvisazione aveva un ruolo importante e Sanctis era molto portato per questo.
Cosa puoi dirmi di Gilas?  Puoi descrivermelo e dirmi del suo background musicale e di quanto ha interagito con la band?  Ho idea che le sue partecipazioni da ospite capitassero più spesso ai concerti del Paul Chain Trio che a quelli dei DEATH SS….
Infatti alla rassegna musicale della quale parlavo prima, abbiamo partecipato sia come Death SS, sia come trio di improvvisazione. Questo in due date diverse. E’ con il trio che l’abbiamo conosciuto e siccome anche lui si accingeva ad ascoltare Zappa, Captain Beefheart ecc. è stato facile trovare del feeling per collaborare insieme con qualche brano. Siamo diventati amici e qualche volta ci si vedeva a casa sua per fare delle jam. Era un bel periodo dove conoscersi per noi voleva dire suonare, improvvisare, insomma si condivideva quello che avevamo dentro ed ogni personaggio era una scoperta….
“Schizophrenic” era l’unico pezzo in cui cantava Paul Chain?  Era solito cantare solo il titolo oppure c’erano altre frasi o fonemi?  Puoi dirci se la parte parlata verso la fine del brano è opera di Sanctis Ghoram o di Gilas?  Se avessi la possibilità di fornirci una trascrizione dell’intero testo, fallo per favore…
Era pura fonetica come spesso veniva scritto nei nostri dischi. L’improvvisazione prendeva sempre più piede nelle nostre musiche e la voce veniva considerata come strumento e quindi partecipe in questo contesto musicale. Le voci finali del brano sono di tutti ed ha collaborato Gilas. Il testo non esiste (a parte il titolo).

Paul Chain + Claud Galley + Eric Lumen e altri

Cosa ne pensavi della voce di Paul Chain?  Superbamente sconvolta?  Ha mai cantato altre canzoni dei DEATH SS ?
La voce di Paul Chain si prestava bene per l’improvvisazione. Lui poi ha avuto sempre un suo stile ed è dotato di un buon orecchio per la musica e sentendolo si riconosce subito.  Io non ho mai cantato in quelle canzoni. Mi sono sempre limitato a suonarle.
Di quale canzone sei maggiormente orgoglioso e perché?
Dire orgoglioso è una parola grossa… Diciamo che sono affezionato a due pezzi. Il primo è “The Hanged Ballad” dove ho fatto gli arrangiamenti con la chitarra classica. Mi piaceva perché era un brano che si distingueva degli altri, ben più “rumorosi”, ed aveva un sapore antico. Il secondo invece è “Chains Of Death”. Questo brano lo ricordo con particolare piacere perché, secondo me, rappresenta bene la seconda fase dei Death SS, e cioè quando si è aggiunto al gruppo Sanctis Ghoram. Quindi energia nuova ed un cambio nel nostro stile. Il pezzo è articolato in due parti e mi ha sempre divertito suonarlo. Bello davvero.

PAUL CHAIN 1984 (1)
Puoi dirci come e quando i DEATH SS si sciolsero definitivamente?
A mio avviso non ci sono date precise. Come punto di riferimento considero la data di chiusura avvenuta (come si può immaginare) con l’uscita del disco “Detaching From Satan” del Paul Chain Violet Theatre.
I membri erano gli stessi, con l’aggiunta di Paul Dark, con il quale ci  alternavamo al basso, e di Erik Lumen, che si alternava alla batteria con Thomas Hand Chaste. Poi era un periodo in cui, da parte mia, desideravo oramai fare altre esperienze musicali. Per cui cominciavano le collaborazioni con altri gruppi di diverso genere.
Naturalmente, cosa che non ho detto finora, ci ha sempre accompagnato, durante tutto il nostro percorso, una pessima situazione economica e, malgrado fossimo conosciuti, non siamo mai riusciti a decollare. Cercavamo di sopravvivere con la musica e, dal mio punto di vista, tutto ciò ci ha reso deboli tanto da non insistere su quella strada.
Quando fu chiaro che il gruppo stava evolvendosi ancora, perché tu e Thomas Hand Chaste, come lui ci ha spiegato, eravate così determinati nel volere adottare il nome VIOLET THEATRE?  Un appropriato tributo al passato che avevate condiviso?
Il momento, come ho detto prima, coincide con l’uscita del primo disco stampato a nome “Violet Theatre”. Da lì in poi, individualmente, abbiamo apportato un contributo più marcato con il nostro strumento. Si, il nome senza dubbio richiamava quello che avevamo fatto prima, ma c’era voglia comunque di sperimentare. Dopo anni che si suona insieme e dopo ore e ore di prove, ma anche di improvvisazione, ci si conosce ancora meglio musicalmente e viene naturale la voglia di fare qualcosa di diverso.

PAUL CHAIN 1987 (34)
Conoscevate già Paul Dark ed Eric Lumen prima che “Deataching From Satan” venisse inciso?  Furono formalmente invitati ad unirsi al VIOLET THEATRE oppure Paul Chain stava adottando una nuova filosofia in base alla quale non vi fosse una band rigida con dei componenti stabiliti?
Rispondo partendo dall’ultima domanda, che è la più importante. Si, Paul Chain stava seguendo questa idea di non avere dei componenti fissi. Anche perché non sempre coincidevano le sue idee con le nostre. Lui aveva esigenza di fare delle cose diverse rispetto al passato, come noi del resto, nondimeno, a volte, non eravamo in sintonia… Ma tutto questo è avvenuto piano piano senza traumi, almeno da parte mia. Anche perché Eric Lumen e Paul Dark li conoscevamo da prima, essendo nel circuito dei gruppi musicali di Pesaro. Passavamo delle nottate insieme nei pub a bere e chiacchierare. Eravamo amici già da tempo e ci vedevamo anche al di fuori del contesto musicale. In quanto a me, già cominciavo ad avere esperienze collaborando con un altro gruppo. Insomma, considero quello che è avvenuto dopo, come un naturale proseguimento.
Indipendentemente dalle sue motivazioni, deve essere stato shoccante per te, Sanctis Ghoram e Thomas Hand Chaste, il venire esclusi da quel Mini LP. Siete stati in alcun modo coinvolti nella realizzazione di quei pezzi?
All’epoca di quel disco avevo già delle collaborazioni con un altro gruppo e le scelte musicali di Paolo non erano molto condivise da me, personalmente. Comunque questo non significa che io l’abbia presa male. Il fatto stesso che suonavo già con altri musicisti indicava il mio desiderio di andare avanti in un percorso musicale diverso dal nostro. Già comunque si era scelto di introdurre altri musicisti (comunque nostri amici che frequento tutt’ora), i quali ruotavano attorno al gruppo, per portare avanti le scelte di Paolo, che effettivamente erano sempre più personali e che non rispecchiavano esattamente le mie. In ogni caso questo significava più libertà di movimento nella nostra area musicale nostra benché, allo stesso tempo, stesse finendo un’epoca. E questa secondo me era una cosa oramai certa e sentita da tutti. Forse si poteva fare diversamente. Chissà…. Certo è che Paolo aveva altre esigenze ed aveva percepito forse il mancato interesse che noi avevamo fatto sentire per suoi progetti futuri. In poche parole era la fine dei Death ss prima e dei Violet Theatre dopo.
Quali sono I tuoi ricordi delle prove con i VIOLET THEATRE ?  Quanto erano rigorose e frequenti?  Avvertivi delle differenze rispetto ai giorni dei DEATH SS ?  Dopotutto voi quattro avete partecipato solo a metà dell’album “In The Darkness” e la stessa formula è stata ripetuta con il “Picture Disc” e con “Life And Death”…
Ho dei bei ricordi, naturalmente. Le prove erano frequenti, nella misura in cui ogni componente riusciva a conciliarle con la sua vita privata. E’ chiaro che un po’ di rigore c’era, ma niente di più di un qualsiasi altro gruppo. Comunque, ribadisco che eravamo una band  formata da amici, che condividevano anche uscite (a volte), le quali non riguardavano strettamente il gruppo (concerti di altri, viaggi ecc) ma anche ore di jam al di fuori del nostro repertorio, per divertirci. Differenze, se ce ne sono state, sono venute fuori lentamente. Il cambiamento si avvertiva, naturalmente. Però era una cosa di cui avevamo parlato tra di noi tempo prima e che piano piano ha preso forma. Non poteva essere diversamente.
Raccontaci per favore se c’è stato qualche concerto che ti è rimasto nella memoria, fra quelli suonati in quel periodo con quel quartetto
Per quanto riguarda il concerto ho già risposto prima e poi ogni volta era una storia diversa e farei veramente fatica a scegliere. Tuttavia, un concertino (con solo pochi pezzi eseguiti) che ricordo molto volentieri è stato in un piccolo locale a Pesaro, dove abbiamo suonato senza trucco e tra amici. Lo ricordo volentieri perché era la prima volta che suonavamo live con Sanctis Ghoram, ed era anche la prima volta che non sentivo il peso di truccarmi… Era nell’ambito di una jam, se non ricordo male. Abbiamo imbracciato gli strumenti ed abbiamo cominciato a suonare per vedere come andavamo. Di li a pochi giorni avremmo suonato in un teatro, sempre a Pesaro e, la settimana successiva, a Certaldo (FI) in quel primo importante raduno di metal band italiane. Insomma, una specie di “rodaggio”.
In che modo gli spettacoli del VIOLET THEATRE differivano da quelli dei DEATH SS ?
Si differenziavano per il trucco più leggero ed una scenografia dove cominciavano ad apparire altre cose che non fossero teschi o croci. Per esempio manichini, vecchi televisori, ecc…
Intorno alla metà degli anni 90 c’è stato il riavvicinamento fra Paul Chain e Steve Sylvester in occasione degli album solisti di quest’ultimo, nei quali suonate pure tu e Thomas Hand Chaste. Come è nata questa “riconciliazione” e che ricordi hai di quel periodo?
C’è stato un riavvicinamento tra i due. Abbiamo fatto delle prove con dei pezzi che sarebbero poi finiti nel disco solista di Steve. Com’è nata di preciso non ricordo. Paul ha cominciato a parlarmene tempo prima. Io già collaboravo con un altro gruppo e la cosa mi stupì un poco, ma nello stesso tempo ero contento di rivedere Steve e di partecipare ai suoi brani. Poi l’incontro e le prove con i suoi pezzi. Per conto mio è stata una piacevole parentesi musicale, cominciata a Pesaro e conclusasi a Firenze in sala di registrazione. I brani mi piacevano ed ho suonato volentieri in quella occasione rincontrando di nuovo anche altri personaggi.
C’è qualcosa che vorresti aggiungere o condividere con noi riguardo al tuo lungo viaggio con DEATH SS e PAUL CHAIN VIOLET THEATRE ?
Posso solo dire (e ringraziare) i componenti del gruppo che hanno partecipato a questa avventura. Se non fosse stato per loro forse a quest’ora avrei smesso di suonare. Invece ancora oggi mi muovo negli ambienti musicali e prendo lo strumento in mano per suonare tantissimi generi ed esplorare stili diversi con una voglia che non si è mai estinta. Viaggiare musicalmente è una delle cose che mi hanno appagato di più nella vita e che tutt’ora mi regalano quelle piccole soddisfazioni che aiutano a vivere decisamente meglio. Senza contare poi, soprattutto, le tantissime persone interessanti che ho conosciuto durante tutti questi anni, suonando in diversi posti, con cui ho stretto amicizia e saldato una stima reciproca.

Claudio Galeazzi 002

Qualche rimpianto?
Forse il fatto di non aver rischiato un po’ di più nel gruppo, per cercare di avere più riconoscimento in modo tale da permettermi di mantenermi economicamente con la musica. Ma certo, non è un rimpianto che non mi fa dormire tranquillo. E’ andata così ed ho avuto delle soddisfazioni. Tutto qua.
Se sei arrivato  in fondo fin qui, ti devo i miei più sentiti ringraziamenti!
Grazie a te e della tua… “compagnia”

Danny Angus
(Italian translation by Salvatore F)
September 2013

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